QUALE CONTROLLO HA ESERCITATO IL COMUNE DI IMOLA SUL CONAMI? Presentato esposto alla Corte dei Conti e all’ANAC. Al centro anche la società “COMUNICA”.

Stabilire con chiarezza se l’operato del Comune di Imola, in quanto socio maggioritario del ConAmi e dunque ente controllante, sia stato coerente con l’attuale normativa vigente in materia di società partecipate. Inoltre, chiarire definitivamente se anche le società indirettamente partecipate dal Comune di Imola, attraverso il ConAmi, debbano essere sottoposte a razionalizzazione e se lo stesso ConAmi debba essere soggetto a qualche forma, più o meno rigorosa, di controllo in fatto di spese di consulenze e di personale.

Sono questi i punti salienti dell’esposto firmato dal consigliere comunale di Nuova Intesa Civica Nicolas Vacchi, dalla consigliera de “La Tua Castel Guelfo” al Circondario Brigida Miranda e dal consigliere regionale di Forza Italia Galeazzo Bignami e presentato alla Procura regionale della Corte dei Conti e all’Autorità anticorruzione (ANAC).
Un esposto che si inserisce nel solco di quelle azioni già intraprese dai consiglieri per riportare trasparenza nella gestione delle partecipate di Imola: un esposto a firma di Bignami sui plurincarichi di Loris Lorenzi ha portato l’ANAC a decretare l’inconferibilità dell’incarico di amministratore unico della Benicomuni con le note conseguenze, mentre un altro a firma di Vacchi e Miranda, sul conferimento di incarichi dirigenziali all’interno della società Area Blu, è attualmente al vaglio dell’ANAC.

L’esposto sul ConAmi. Nel nuovo esposto si parte dal recente parere della Corte dei Conti “Relazione 2016 sui risultati del piano di razionalizzazione delle società partecipate” la quale ha fatto notare che, per il Comune di Imola, “una quota rilevante di partecipazioni è posseduta indirettamente tramite il Consorzio azienda multi servizi intercomunale – ConAmi – nel quale l’ente detiene una partecipazione maggioritaria” e che “relativamente alle società partecipate indirettamente il piano risulta carente in quanto, proprio in ragione della partecipazione di controllo (66,13%) che il Comune di Imola ha nel Consorzio ConAmi, l’Ente avrebbe dovuto effettuare la ricognizione relativa alla sussistenza o meno dei criteri di razionalizzazione previsti dal comma 611 della legge 190/2014 anziché demandare questo compito al ConAmi stesso”.

La società Comunica. In base a questa premessa nell’esposto si chiede conto della nascita del Consorzio Comunica che vede la partecipazione al 65% del Con.Ami, al 20% di Benicomuni srl, al 10% di Area Blu spa e al 5% di Formula Imola. Comunica nasce con l’obiettivo di occuparsi di comunicazione, relazioni pubbliche, cura dell’immagine, marketing, studio e realizzazione di strategie e piani di comunicazione, di immagine e di relazioni pubbliche, ufficio stampa. Tali attività, ad avviso dei sottoscritti, andrebbe annoverata tra quelle che si possono svolgere nell’ambito del libero mercato e ci si chiede dunque se tale Consorzio risponda a quei criteri di stretta necessarietà della normativa vigente che impone l’eliminazione di quelle società che non siano indispensabili al conseguimento delle finalità istituzionali.
Il dubbio dunque che resta è: una società di comunicazione, nata in un momento in cui la politica è chiamata a razionalizzare, è davvero coerente con i dettami delle leggi attuali? Tali interrogativi vengono rafforzati alla luce del D.Lgs 175/2016 “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”, laddove all’articolo 4 comma 1 si sancisce che “le amministrazioni pubbliche non possono, direttamente o indirettamente, costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società”. La previsione che le pubbliche amministrazioni (nel nostro caso Comune di Imola e altri soci del ConAmi) non possano nemmeno indirettamente costituire società non strettamente necessarie richiede, ad avviso dei sottoscritti, pone seri interrogativi sulla legittimità stessa di Comunica.

Tale società, tra l’altro, ha svolto e ancora svolge incarichi di comunicazione per importi molto importanti per i suoi soci, anche di diverse decine di migliaia di euro l’anno. E l’importo più rilevante è erogato proprio dal ConAmi: nel 2016 le attività svolte da Comunica per il ConAmi sono costate circa 160mila euro tra cui anche spese, a nostro avviso non propriamente “istituzionali”, come 27mila euro per l’avvio di una “piattaforma ufficio stampa 3click” e 39mila euro per la fase di Start up del Festival di pubblica utilità.

Inoltre si fa presente che tali attività sono state affidate verosimilmente in forma diretta e viene dunque chiesto alle Autorità se sia coerente con i principi di libera concorrenza e trasparenza previsti per i pubblici appalti.

Cons. Nicolas Vacchi
Cons. Galeazzo Bignami
Cons. Brigida Miranda

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